28.10.2019
VIVERE LEGATI COME BURATTINI
Vi è mai capitato di provare la sensazione di non essere davvero liberi nelle proprie azioni e scelte? Come se una “strana forza” che arriva da dentro ci spingesse, nostro malgrado, a ripetere comportamenti, dinamiche, relazioni…
Come un copione già scritto che si ripete nonostante i nostri sforzi di modificarlo.
E ci chiediamo: “Perché capitano tutte a me” oppure “Attiro solo persone sbagliate” o, ancora, “Sono destinato a stare solo”, “Ce l’hanno tutti con me”, “Nessuno mi capisce davvero”…
Se nella nostra vita si ripetono le stesse situazioni, più e più volte, che ci danneggiano e non ci fanno vivere bene con noi stessi e con gli altri, è perché attiviamo degli SCHEMI appresi nell’infanzia.
Gli schemi sono modelli stabili attraverso cui diamo significato a ciò che ci accade. Possiamo meglio comprendere gli schemi se li paragoniamo a delle lenti colorate: se usiamo una lente verde tutto avrà quella tonalità, la nostra visione dell’immagine ne sarà influenzata. Lo schema mentale, in pratica, ci aiuta a “tradurre” o “leggere” in un modo ben preciso la situazione che stiamo vivendo, le relazioni che stiamo intrattenendo.
Lo schema si forma durante l’infanzia, ha inizio da qualcosa di dannoso che ci viene fatto dalla nostra famiglia o da altri bambini e che influisce per tutto il resto della vita.
Pensiamo al vissuto di esclusione che può nascere da alcune esperienze con i compagni di scuola, dalla sensazione di rifiuto e inadeguatezza per alcuni atteggiamenti dei nostri genitori.
Lo schema è qualcosa che ci fa stare male e dal quale vogliamo proteggerci ma, proprio nel tentativo di non provare mai più quella sensazione, come in una trappola, siamo attratti come calamite da tutto ciò che può ricrearle e, senza rendercene conto, troviamo le persone con le stesse caratteristiche di chi le ha originate.
È la storia di Marcella, quasi 50enne, che ha raggiunto nella sua vita ottimi traguardi: posizione lavorativa ideale, un marito attraente e affermato professionalmente che la ama tanto, due figli bravi che danno molte soddisfazioni. Tutto procede bene nella vita di Marcella ma, purtroppo, lei si sente sempre insoddisfatta e annoiata. Sente tutto ciò che ha raggiunto come una situazione di stallo e invece di godersi i frutti del suo impegno, qualcosa in lei crea sensi di colpa e malessere. A Macella i genitori hanno insegnato che non ci si deve mai accontentare di ciò che ottieni: “Perché hai preso 8? Se ti fossi impegnata di più avresti avuto 10, devi ottenere il massimo, NON PUOI accontentarti“. Marcella si ribellava ai genitori e al loro modo di pensare ed era solita rispondere: ”A me va bene così”. Ma adesso, da adulta, senza rendersene conto, sta esattamente facendo a sé quello che i genitori facevano a lei: non può accontentarsi di ciò che ha raggiunto. È come se si dicesse: “Non puoi adagiarti, devi aspirare a qualcosa in più…”. Marcella, senza accorgersene, soffre per lo schema appreso durante l’infanzia, lo stesso a cui si opponeva. Altra coincidenza, nelle scelte di vita di Marcella, riguarda la scelta del marito, l’uomo perfetto e ideale che ha al suo fianco. Spesso lui la sollecita a fare più pubbliche relazioni che le porterebbero sicuramente più lavoro e soddisfazioni. Marcella si arrabbia molto con lui quando la spinge in questa direzione ma si limita a rispondere che a lei va bene così!
La storia di Marcella è un esempio chiaro di ripetizione di schemi del passato, chiaro a tutti tranne che a Marcella.
Interrompere questi schemi è possibile: implica rendersene conto, individuarli e vederli in azione nella propria vita, introdurre modalità di risposte alternative e più funzionali al proprio benessere.