Depressione
I sintomi della depressione
La depressione è un disturbo molto diffuso che non fa distinzione di sesso o età: possono soffrirne uomini e donne, ma anche bambini e adolescenti.
Rientra nella categoria dei disturbi dell’umore perché la sua caratteristica principale consiste, appunto, in una perdita d’interesse e piacere e, contemporaneamente, in un aumento della tristezza.
- La persona che ne soffre si sente distaccata e disinteressata nei confronti di tutto ciò che avviene intorno e le attività che prima entusiasmavano adesso lasciano del tutto indifferenti: non si diverte ascoltando una barzelletta, anche se ne comprende la battuta; il cibo o la musica che lo attiravano, adesso non procurano alcun piacere; riconosce le qualità delle persone che ama, ma non ne prova alcuna soddisfazione.
La persona appare fredda, priva di stimoli, in totale assenza di piacere.
- La profonda tristezza è un’altra fondamentale caratteristica della depressione. Anche in assenza di una perdita reale, la persona sente dentro di sé un intenso sconforto e sensazione di perdita.
A questi sintomi possono poi aggiungersene altri, che rendono questa patologia sempre più invalidante.
La persona depressa accusa spesso stanchezza e bisogno di riposo. Il riposo o il sonno, però, appaiono sempre insoddisfacenti e, nonostante la persona dorma, a volte anche più del solito, continua a sentirsi spossata. La sensazione è di aver esaurito le proprie scorte di energie, come avere le “batterie scariche”, ma anche quando le mettiamo in ricarica, non accade nulla perché restano scariche.
- Compare anche una stanchezza mentale che crea difficoltà di concentrazione e di esecuzione di compiti anche semplici. La preparazione della cena, il riordino della casa, ma anche la lettura di una rivista sono considerate attività difficili e complesse, in queste situazioni.
- I sintomi peggiorano ulteriormente se la persona inizia a manifestare sensazione di fastidio e difficoltà nelle relazioni. Camminare in luoghi affollati, ma anche incontrare gli amici o, semplicemente, parlare con altre persone, anche al telefono, può essere difficile e faticoso per la persona che vive una fase di depressione.
Per queste ragioni, chi è depresso, inizia a isolarsi e a trascorrere sempre più tempo in casa, da solo, senza svolgere alcuna attività.
- Possono anche comparire delle idee deliranti che riguardano la propria immagine. Il paziente depresso può temere di farsi vedere da altre persone, ritenendo di avere qualcosa di brutto, sgradevole o persino cattivo, nel proprio volto.
- In questa fase della patologia il livello di sofferenza è molto elevato. Chi ne soffre manifesta un totale rifiuto ad ascoltare conoscenti o programmi televisivi che parlano di notizie tristi: il livello di angoscia è già insostenibile e insopportabile, senza l’aggiunta di ulteriori notizie.
- Se raggiunge questi ultimi livelli, il disturbo diventa talmente invalidante da impedire il normale svolgimento della propria vita: non si riesce ad andare al lavoro, né a prendersi sufficientemente cura di se stessi o dei propri cari.
Comprendere i sintomi della depressione
La depressione è un’emozione e quindi, per comprenderla, dobbiamo prima capire cosa esprimono le emozioni. Nel caso della depressione, l’emozione che entra in gioco è la tristezza.
Le emozioni ci informano se stiamo per raggiungere, oppure, se ci stiamo allontanando, dal raggiungimento di un nostro scopo. Si tratta ovviamente di scopi importanti, ad esempio come consideriamo noi stessi e come vogliamo essere considerati dagli altri: abili, competenti, affidabili, ecc.
Quando la persona prova tristezza o depressione, sente che il proprio scopo, ad esempio essere una persona competente e adeguata, non è stato raggiunto: è uno scopo che sente di aver fallito e ritiene di averlo fallito per sempre.
La depressione è, quindi, un’emozione che riguarda qualcosa che è già avvenuto, si rivolge al passato.
Chi prova questa emozione ritiene di avere irrimediabilmente fallito come persona e sente di non avere altre possibilità. Non si tratta di una perdita reale, come un lutto o una separazione, è una perdita legata alla stima di sé.
Ed è per questa ragione che, spesso, la persona depressa non riesce a individuare la causa del proprio malessere.
È solo attraverso il percorso psicoterapeutico che imparerà a prenderne atto, perché aiutata a comprendere “il dialogo interiore” che la trascina in questo stato e, al contempo, impara anche come affrontarlo.
L’identikid della persona depressa
- La persona depressa ha un modo peculiare di considerare se stessa, le proprie esperienze e il proprio futuro, caratterizzato da una visione negativa.
- Visione negativa di sé.
- La visione negativa di sé lo porta a considerarsi inadeguato e difettoso, indesiderabile e inutile. I pensieri su se stesso sono del tipo: “Non valgo nulla”, “Sono un buono a nulla”, “È tutta colpa mia”.Ritiene, inoltre, che ogni esperienza spiacevole sia dovuta ai propri difetti e, dato che si considera molto difettoso, è convinto che non otterrà mai la felicità o la serenità.
Come si può ben comprendere, la visione negativa di sé ha delle conseguenze molto “pesanti” nella vita della persona, perché conduce a:
- Sottovalutazione e critiche continue di se stesso, che danneggiano l’autostima e la sicurezza in sé.
- Sentirsi responsabile per tutto ciò che va male, incolpando se stesso per le proprie pecche e incapacità. Nello stesso tempo però, non ci si assume mai il merito del proprio successo, considerandolo dovuto al caso: nelle colpe si sente sempre troppo responsabile, nei meriti mai!
- Visione negativa delle proprie esperienze.
Tende a valutare tutto ciò che gli accade in un modo negativo e vive le proprie esperienze come sconfitte, privazioni o denigrazioni, spesso fraintendendo le intenzioni degli altri.
Pensa che gli altri siano troppo esigenti e che non lo comprendano.
Le richieste che gli vengono fatte sono vissute come esorbitanti ed eccessive; ogni tipo di problema è considerato insuperabile e le difficoltà insopportabili.
Anche la visione negativa delle proprie esperienze provoca dannose conseguenze:
- Nota e ricorda gli eventi e gli aspetti negativi, dimentica invece quelli positivi e neutri. Ad esempio, nota e ricorda le critiche, invece dimentica i complimenti e gli apprezzamenti ricevuti. In questo modo ha l’impressione che va sempre tutto male e mai niente bene, pensa di essere tutto sbagliato e di non possedere qualità positive.
- Anche le situazioni neutre, che non implicano una denigrazione o critica, sono lette come tali.
- Visione negativa del futuro.
La visione negativa si protende anche al futuro, che viene visto come nero.
I pensieri sono del tipo: “Andrà tutto male”, “Non piacerò mai a nessuno”, “Rovinerò tutto”, “Non ce la farò mai”.
- Il fallimento e la sconfitta sono considerati inevitabili, perciò, la peggiore conseguenza di questa visione è l’eccessivo pessimismo, che porta a una totale demotivazione. La persona in depressione ritiene che sia uno sforzo inutile intraprendere una nuova relazione oppure impegnarsi al lavoro, perché questi tentativi sono destinati a fallire.
L’atteggiamento pessimistico influenza anche l’esito della propria guarigione perché pensa che non ce la farà mai a uscire dalla depressione e, quindi, che non serve a nulla sforzarsi se non otterrà miglioramenti.
Possiamo concludere affermando che:
La depressione provoca una visione distorta di sé e delle proprie relazioni.
La visione distorta è talmente evidente che chiunque, anche chi soffre di depressione, si rende conto che quelle idee sono improbabili. Se ne rende conto però soltanto quando non si trova in fase depressiva.
Quando sta attraversando la fase depressiva, invece, la persona ritiene che le proprie idee e convinzioni negative siano assolutamente vere e non riesce a rendersi conto della loro infondatezza.
Come fanno i pensieri negativi a produrre i sintomi della depressione?
I pensieri negativi che affollano la mente di una persona, tutti i giorni e tutto il giorno, assorbono e tolgono molta energia.
Non è necessario un evento eclatante, possono essere tante piccole situazioni, mal interpretate e interpretate negativamente, a innescare quel circolo vizioso mentale
attraverso il quale la persona incomincia a dirsi: “Lo sapevo, non sono bravo in niente, sono un fallito, non riuscirò mai a farmi valere”.
Ad esempio, una mia giovane paziente entrava in uno di questi loop mentali quando il capoufficio, persona molto scontrosa e umorale, la salutava in modo cupo o frettoloso per diversi giorni.
Quando questo accadeva, lei iniziava a pensare: “Ho sbagliato in qualcosa, ce l’ha con me, mi vorrà licenziare, lo sapevo che finiva così, gli sono sempre stata antipatica…”.
Questa situazione aveva conseguenze anche fuori dal lavoro perché le creava agitazione, insonnia, forte tensione. Era così preoccupata e assorta nei suoi pensieri, da risultare distratta e goffa in tutte le attività: le capitava di bruciare il ragù dimenticandolo sul fuoco, lasciava la spesa appena acquistata al supermercato, le capitava di inciampare spesso…
Queste distrazioni le viveva come conferma della sua inettitudine e incapacità e si demoralizzava molto.
Iniziava a trascurare le proprie amicizie e a rifiutare gli inviti; di conseguenza, i suoi contatti diminuivano.
Ovviamente utilizzava anche questo fenomeno per svalutarsi: “Nessuno mi apprezza e mi vuole bene veramente, se non sono sempre io a cercare gli altri, loro non si accorgono neanche della mia assenza… È per questo motivo che non ho un ragazzo, nessuno può volermi bene”.
Provate a trascorrere con questi pensieri, anche solo 5 minuti della vostra vita, alla fine vi sentirete sconfortati, avviliti, senza forze, né voglia.
La persona che entra in depressione trascorre più del 50% del proprio tempo in questo modo.
Il problema delle ricadute nella depressione.
Il vero problema della depressione è il rischio di ricadute. Dopo il secondo episodio, infatti, aumenta la probabilità di incorrere in nuovi episodi.
I farmaci aiutano a superare le fasi depressive ma hanno poco effetto nel prevenire le ricadute. Per questa ragione, la terapia farmacologica dovrebbe sempre essere affiancata ad una psicoterapia.
Infatti, al paziente depresso viene spesso somministrato il farmaco, ma non riceve le necessarie conoscenze sui meccanismi mentali che lo conducono ad una nuova fase. Di conseguenza, non apprende le strategie necessarie per bloccare l’insorgenza di un nuovo episodio sul nascere.
I primi segnali che devono allarmarci, perché potrebbero indicare l’inizio di una nuova fase depressiva possono essere:
dolore psichico, agitazione e perdita di energie.